Venerdì del libro – Novecento di A. Baricco

Bentrovati agli amici e non del Venerdì del libro, iniziativa ideata da Paola 🙂

Il libro di cui vi parlerò questa settimana è Novecento di Alessandro Baricco. Questo testo è breve, si legge in poco tempo ed è stato scritto per il teatro. Da questo libro, se non sbaglio, è stato tratto anche il film “La leggenda del pianista sull’ocenano” (che io, non ho visto).

In queste pagine viene raccontata la storia di Novecento, un bimbo che nasce e cresce sul transatlantico Virginian, mai sceso a terra e per questo neanche mai esistente per i registri anagrafici europei o americani.

Novecento, infatti, viene ritrovato nel 1901 da un marinaio dentro una scatola di cartone sul pianoforte della sala da ballo di prima classe della nave. Al piccolo viene dato il nome di Danny Boodmann (in onore a colui che l’ha trovato) T.D. Lemon (la scritta sulla scatola dove è stato trovato) Novecento (perchè trovato il primo anno del nuovo secolo), ma per semplicità, poi, ci si riferisce a lui anche solo con Novecento.

Presto Novecento impara a suonare il piano in modo divino e con altri musicisti allieta le serate dei passeggeri nella sala da ballo.

Per alcuni anni, quando Novecento è già adulto, sale a bordo un trombettista (colui che narra l’intera storia) a lavorare come musicista, e diventa un amico stretto di Novecento, sempre disponibile e attento a quelle rare confessioni e aperture del pianista.

Una volta, Novecento, la cui maestria si è ormai affermata anche a terra, viene sfidato sul Virginian da colui che era considerato il migliore pianista di New Orleans, il quale però viene altamente sconfitto da Novecento, che sembra suonare il piano con 4 mani da quanti suoni che riesce ad emettere.

Novecento, un giorno, prova anche a scendere dalla nave, per vedere com’è il mare visto dalla terra, e lascia tutti a bocca aperta per l’inaspettata decisione, ma fa tre scalini, si blocca e risale a bordo.

C’è un bel passaggio su questa scelta improvvisa che viene paragonata alla caduta di un quadro dalla parete.

A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c’è una ragione. Perchè proprio in quell’istatnte? Non si sa. Fran. Che cosa succcede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C’ha un’anima, anche lui, poveretto? Prende decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un’ora, un minuto, un istante, è quello, fran. […] Non si capisce. E’ una di quelle cose che è meglio se non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli, un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerr. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che si vecchio. Quando, in mezzo all’oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: <A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave>. Ci rimasi secco. Fran.”

Un altro bel passaggio è quello che tratta i timori di Novecento riguardo alla vita vasta e caotica della terra ferma, così diversa da quella della nave, dove il mondo ti passa davanti, ma a piccole porzioni e dove spesso uno sguardo, un incontro fa sognare, immaginare e racchiude un intero mondo di fantasie e desideri che vengono come congelati e incantati nella mente, forse, per la paura di viverli realmente.

Novecento ha una tastiera con un numero finito di tasti che padroneggia egregiamente e con la quale può creare tantissimi suoni diversi, così come la sua mente, ma entrambe le cose sono “limitate”. Egli conosce solo la realtà del Virginian, il mondo, come viene scritto anche nel libro, è molto più grande e vasto, è una tastiera infinita di luoghi, persone, case, donne, strade…non è la tastiera di un musicista, è la tastiera di Dio, ed è molto difficile per un umano, soprattutto per uno come Novecento vissuto sempre su una nave, destreggiarsi con quella distesa immensa di suoni, di armonie, di accordi, di note, sarebbe troppo perfino per un ottimo musicista come lui.

Ma questo ve lo farò scoprire da soli, va’…anche perchè sennò scrivo più io di quanto sia lungo il libro!

Buon fine settimana e buone letture a tutti! Ciao 🙂

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