Come hai detto…scusa? Ero distratto!

Nonostante benessere, ricchezze, tecnologie, sviluppo e crisi, girando fra persone appartenenti a diverse età ho notato che uno dei bisogni primari che la gente ha è quello di essere ascoltata, anche di parlare e raccontare, ovvio, ma se l’interlocutore non presta attenzione è come parlare al vento, come non aver detto niente, pertanto il desiderio è trovare orecchie attente.

Ho notato che è un bisogno diffuso, forse, a maggior ragione in questi tempi moderni, dove sì, ci sono mezzi di comunicazione di ogni tipo, ma che tutto sommato rimangono piuttosto sterili e inumani, perchè non c’è contatto visivo, perchè c’è distacco, perchè, forse non c’è reale interesse o perchè c’è sempre meno tempo, presi come si è ognuno dalle proprie faccende, dai propri impegni e non dedichiamo tempo agli altri, e se lo dedichiamo, spesso, siamo assenti, non ascoltiamo realmente.

E così mi è capitato, a volte, di constatare come se uno dà un po’ di tempo e di disponibilità di ascolto agli altri, questi inzino a parlare delle cose più varie, delle loro vite, dei loro aneddoti, dei loro hobby, ma proprio con piacere, come se non avessero troppo spesso la possibilità di farlo, proprio come se essere ascoltati veramente sia un bisogno necessario.

Ho incontrato anziani che si sono messi a raccontare di quando erano giovani, o di cose che gli erano successe anche poco prima di parlare, bambini che mi hanno raccontato come erano vestiti i loro personaggi preferiti dei cartoni, o cosa vedono dalla finestra di camera, racconti di cosa fanno i loro animali, e ho notato che se uno si dimostra attento, magari fa domande su quello che è stato appena detto, dimostrando di volerne sapere qualcosa in più, o semplicemente dando riprova che si è ascoltato veramente e che si è interessati a quello che hanno da raccontare, beh, l’effetto è sempre positivo: le persone a cui ci si approccia in questo modo, è come se si sentissero comprese, accettate e quasi sempre hanno piacere nell’andare avanti, nel dire altre cose, altri particolari, lo si vede da come ne parlano che la cosa li aggrada.

Non penso di fare beneficenza, e non sempre ci riesco, ma mi piace che se qualcuno mi parla e mi dice qualcosa, senta che io sono presente non solo fisicamente, ma con la mente, con l’attenzione, e che questo possa fargli piacere, perchè è una forma di accoglienza verso gli altri, e poi, ci può sempre essere qualcosa di interessante in un racconto, in una storia, anche solo far scappare un sorriso o far pensare “ammazza aoh quanto parla questo se gli dai spago”, che in ogni caso è sinonimo di vita, di energia che esce sotto forma verbale, quasi logorroica, ok, ma è sempre una forma di espressione, è sempre un essere umano che in quel momento dimostra una necessità.

Certo, poi, non è detto che sia sempre possibile farlo, però quando lo si fa, trovo che sia un’azione utile, perchè si nota subito che le persone provano un senso di felicità nel trovare orecchie disponibili e attente, fosse anche per condividere che a pranzo hanno mangiato pasta e fagioli, ma se l’interlocutore inizia a chiedere come erano i fagioli, di che colore, farinosi ecc, di sicuro quella persona proverà una piacevole sensazione, che penso possa fare davvero bene, soprattutto considerando che è sempre più difficile trovare ascolto, e magari racconterà dell’altro.

In fin dei conti non è che serva chissà cosa, basta solo un po’ di buona volontà, di predisposizione, di apertura e allenamento, perchè ascoltare non è semplicemente udire, e non è sempre facile. E comunque, la vita è anche questo, è anche condividere, è anche raccontare, non è solo stare nel proprio guscio e ascoltare solo se stessi o pochi eletti, anche il passante che fa la fila alla cassa del supermercato può lasciarci qualcosa (non solo il bastoncino delimita-spesa 😉 ), se ci capita di parlarci e di ascoltarlo, e sicuramente renderà la giornata più piacevole ad entrambi. A volte, basta davvero poco!

ascolto

Immagine tratta da: http://www.icdruento.gov.it